SCIENZA, ARTE, FILOSOFIA, SOCIETÀ

ATTUALE CONTESTO SOCIOECONOMICO

Nell’attuale contesto socioeconomico le scienze hanno assunto un atteggiamento dominante ed una egemonia culturale assoluta, rispetto a tutte le altre forme di conoscenza, pur avendo dovuto rinunciare per evidenze conclamate alla pretesa di essere portatrice di verità assolute. Se la filosofia ha legittimato e sostenuto il valore della ricerca scientifica sostenendo che questa nostra dimensione di realtà sia modificabile ed in qualche modo rimodellabile, le scienze e la tecnica infine subordinate alla finalizzazione materialista e alle regole di mercato, si sono appropriate del diritto assoluto di dominio sulle cose del mondo, modificandole, producendole, o distruggendole, piegando la natura e gli uomini alla propria logica: dove la performance diviene valore indiscusso ed incontestabile. La filosofia di fatto è stata la radice sulla quale si è edificato un apparato scientifico tecnologico non più controllabile, un apparato che si auto alimenta e che vuole tenere in vita se stesso nutrendosi di logiche proprie: 'efficienza e redditività' le logiche di quel mercato pensato come panacea, ovvero la risposta a tutte le esigenze dell’uomo ed al suo bisogno di felicità, da contrapporre al dolore dell’esistere. 'lo strumento diventa fine', un processo ed una dinamica non più arrestabile: il modello di governance del ventunesimo secolo ha abbandonato la visione umanista della società, abdicando a favore della tecnoscienza, epilogo che segna tutta la recente storia dell’occidente: 'il culmine della follia dell’occidente' il suo inarrestabile declino che si risolverà probabilmente in un doloroso processo di autodistruzione.

FILOSOFIA & ARTE

'La filosofia sentinella del divenire del mondo', (Emanuele Severino) filosofia per porsi domande, valutare presupposti, cogliere potenziali vantaggi e ponderare eventuali effetti collaterali, (analisi dell’aspetto fenomenologico), cardini per delineare il senso del mondo, direzioni di civiltà, scienza e tecnica ; logos autentico da contrapporre allo strapotere dell’apparato scientifico tecnologico, una razionalità radicale, un senso della ragione collocabile in un luogo superiore, da sovrapporre alla così detta razionalità filosofico-scientifica. Lo scopo quindi in un contesto come quello prima descritto è mettere in discussione la radice di questa civiltà, evitando tuttavia di manifestare (così come attualmente avviene per l’arte contemporanea) utilizzando massicciamente evocazioni del tramonto dell’occidente, che sostengono di fatto l’affermazione di una civiltà nichilista dei consumi, per la quale nulla deve essere sacro, ' tutto ciò che serve può essere acquistato'; approccio che diviene una vera e propria cassa di risonanza del nuovo ordine globale, incarnando lo spirito conformistico più radicale. L’arte e la filosofia due apparenti opposti che hanno necessità di incontrarsi, per l’evoluzione dell’umanità tutta, per far emergere quelle verità che sottendono a tutte le cose: 'scoprire il divino all’interno del se,' la propria bellezza interiore, l’io che è nel tutto e che osserva se stesso dal suo punto di vista, ed infine che 'per vivere in una condizione di felicità sarebbe sufficiente concedersi la libertà di farlo.'
Filosofia e Arte, ragione ed immaginazione, coscienza critica che demolisce ogni fanatismo ed intuizione di visionario che può emergere dalle più remote qualità interiori, perché l’arte può comunicare in modalità complementari alla ragione, creando prospettive e punti di vista alternativi che manifestano così quando siano le profonde sinergie che uniscono l’ Arte alla Filosofia.

SCIENZA E ARTE

La scienza è principalmente un’attività esplorativa-immaginativa e l’intuizione è la scintilla che dà il via all’avventura intellettuale ed a qualsiasi conquista del sapere. Avere visione ed idee è il più grande dono che si può augurare ad uno scienziato, così come la capacità di unire le vibrazioni del cuore alle vibrazioni dell’intelletto, perchè la realtà è 'fisica, psichica ed anche metafisica'. Nel profondo del sè la psiche è universo, consapevolezza di un io unico, fuso in un’opera che non può che essere definita divina, in quanto inconoscibile nella dimensione umana ed aldilà della nostra comprensione scientifica attuale. Così Scienza e Arte non possono che fondersi nella figura di uno scienziato-umanista che può finalmente aprire una nuova era nell’esplorazione della conoscenza, un passaggio inevitabile per riattivare un nuovo sviluppo evolutivo dell’umanità tutta.

IL RUOLO DELL’ARTE

'La vita abbatte e schiaccia l’anima, ma l’arte ti ricorda che ne hai una' (Stella Adler)

'ARTE è natura spirituale, principio e rappresentazione, svelandosi illumina lo spazio di verità- bellezza in un racconto che si esplicita in una infinità di forme possibili', un atto che in ogni istante può promuovere rinnovamento, espressione di un bisogno profondo di conoscenza dello spirito umano, una esplorazione trasversale all’interno del se, attraversando conscio e inconscio, confrontandosi catarticamente con la propria ombra, integrandola infine per trovare un proprio equilibrio ed una interiore armonia. L’artista dovrebbe essere anche l’apprendista mago attento a non lasciarsi fagocitare dalle dinamiche operate dalla manipolazione massmediatica, governata da centrali di potere transnazionali che plasmano attraverso i media l’immaginario collettivo, attuando un controllo quasi totale sulla dimensione immaginativa, razionale ed affettiva.
Promuovere l’Arte sempre e ovunque, argine naturale da contrapporre ad un dilagante isterilizzarsi dell’innata capacità creativa umana ed al progressivo chiudersi del suo orizzonte interiore, iniziando sin dalla più tenera età a familiarizzare con miti, favole, musica, poesia ed arti figurative, 'dare voce al bambino interiore e lasciare fluire tutto il potenziale vitale', (ripotenziamento dell’energia archetipica) Gustav Jung. Una sorta di via di uscita, per sottrarsi al disagio psicologico che caratterizza questo periodo storico, sottraendosi da una dimensione di passivo schiacciamento.
'Arte per conoscere e sviluppare i propri talenti' per dare forma, colore e materia a ciò che proviamo, un viaggio nell’ignoto che il più delle volte si traduce in un tortuoso percorso, tra paure, vissuti dolorosi o ricordi traumatici sepolti nell’inconscio. Durante l’attività creativa li evochiamo, li trasliamo nello spazio e contestualmente ci apriamo al cambiamento, attraverso il tramite del contatto con le emozioni che ne conseguono.
Per lo psicanalista James Hillman 'La psiche è immaginario', l’espressione artistica può divenire una sorta di attività terapeutica, una immersione in esperienze sensoriali, un sovrapporsi di momenti di contatto con l’inconscio ed il fantastico, una privilegiata posizione di ascolto delle reazioni del proprio corpo e le emozioni che emergono: ciò si verifica perchè per il cervello non esiste sostanziale differenza tra realtà oggettiva e immaginativa, divenendo di fatto una condizione in cui l’evocazione viene percepita come reale.
L’espressione artistica quindi, può divenire lo spazio per influenzare anche lo stato di benessere, la gioia, la felicità e anche la condizione di salute. Perchè l’ambiente ed i processi vitali interagiscono tra loro: se controllo l’ambiente, se attraverso questo dirigo i miei pensieri, controllerò anche la percezione dell’esistere.
'Pensieri tonificanti producono sostanze chimiche tonificanti, pensieri tossici producono sostanze chimiche tossiche' (Bruce Lipton biologo cellulare), per la teoria del genoma ondulatorio l’apparato genetico è considerato un bio-computer quantistico, che utilizza le strutture verbali del DNA, del RNA e delle proteine, per la gestione dell’intero dell’organismo, affermando il primato dell’attività energetico-informazionale, sulla biochimica. Peter Piotr Gariaev scienziato russo scopritore del cosiddetto 'effetto fantasma del DNA' ha dimostrato che la sostanza viva del DNA nel tessuto vivo, reagisce ai raggi laser modulati dal linguaggio, ma anche dalle onde radio, questo spiega anche perchè affermazioni, (soprattutto se partecipate in un contesto di forte coinvolgimento emotivo, o negli stati ipnotici o altre attività simili) possano avere un effetto tanto potente sugli esseri umani.
Per Joe Dispensa, considerato uno dei più grandi esperti di neuroscienza, epigenetica e fisica: 'il pensiero è la carica elettrica nel campo quantistico ed i sentimenti sono la carica magnetica' il modo in cui ti senti e pensi, trasmette un campo, che quando coerente (sincronizzazione) diviene un potente campo magnetico; una energia che è frequenza e può trasportare informazione, pensiero, Intento. Quindi: vedere e sentire come se un evento fosse già accaduto, provando le emozioni che proveresti se l’evento fosse davvero accaduto, cambia il campo quantistico, cambiando la materia.

'L’universo è un pensiero di Dio' Einstein.

Il creato quindi è un pensiero del creatore. 'E Dio creò l’uomo a sua immagine. A immagine di Dio lo creò' (Genesi). Penso dunque creo, il pensiero dunque plasma e modella in forme la materia fisica. Tutto inizia con un pensiero, dall’eidos ovvero da un’idea che è forma, una creazione che scaturisce continuamente dai nostri pensieri, ed è proprio per questo motivo che l’arte può e deve recuperare il ruolo che gli spetta: 'divenire scintilla che influenza e muove dinamiche culturali, scienza e tecnologia'.
La scintilla che può riattivare il desiderio che sottende l’esistere: 'la volontà di felicità', riscattare quindi lo stato di sofferenza che pervade l’intera esistenza, impegnandosi nella ricerca di un personale stato di felicità, sostenendo la volontà di crescita personale e partecipativa dell’evoluzione dell’umanità tutta.
L’uomo, una essenza geneticamente programmata per cogliere e proiettare forme e che proprio nella forma artistica sperimenta la ricerca di sè stesso e l’interpretazione del mondo che lo circonda, esprimendo la propria unicità, nel tentativo di rappresentare una realtà alternativa a cui affidare un preciso scopo: un 'telos', un fine ultimo, che spinge le menti verso una verità alta e nascosta, forse irraggiungibile, ma in qualche modo meta da perseguire.
'L’atto creativo è una sorta di alchimia', un gesto sublime che fonde materia e spirito, perchè è solo nell’esperienza temporale dell’esistenza fisica terrena che è possibile immaginare, provare, sperimentare, modificare, analizzare, riprovare ancora, ed infine ordinare le forze nella materia. Un lungo processo in cui allineare, focalizzare, connettere e sintonizzare sono verbi e azioni che dispongono le entità in poli attrattivi o ricettivi, nell’immenso gioco magico della manipolazione dell’energia.

IL RUOLO DELLA BELLEZZA

Ed in tutto ciò la bellezza che ruolo svolge? Una possibile risposta nelle parole del principe Miskin ne l’Idiota di Dostoevskij 'la bellezza salverà il mondo', una espressione che non deve però essere intesa solamente come possibile cura per sedare spiriti inquieti e doloranti, ma piuttosto come un percorso senza sentieri verso un profondo livello di consapevolezza: Incontrarsi ed incontrare, in una dimensione ideale, fuori dai vortici di una mente troppo spesso concitata e rumorosa, impegnata a districarsi nei paradossi dell’esistenza.

'Il bello è lo splendore del vero' (Platone).

Verità come valore ultimo, segreto ed inconoscibile, che si identifica con il divino. 'Ricerca di bellezza e del vero, è ricerca del sacro'. L’opera d’arte o piú semplicemente la messa in forma della scintilla divina che dimora in noi umani, unica così come ogni esistenza dovrebbe essere; un percorso creativo che dovrebbe essere governato dal desiderio di conoscenza e dalla propria volontà, fuori dagli schemi, dalle trappole e dai condizionamenti sociali e culturali. Cercare la propria unicità, per assumere il ruolo di architetto della propria esistenza, della propria felicità, partecipe attivo ed entusiasta delle sorti dell’umanità, attingendo all’iperuranio platonico 'il mondo delle idee' raggiungibili solo dall’intelletto, (contatto con la trascendenza).

'Rappresentare la bellezza, per rappresentare in qualche modo un mondo ideale'.

L’ attuale condizione umana e la maggior parte delle espressioni artistiche attuali, sono eredità di una visione esistenziale intrisa di pessimismo ed un immaginario collettivo di non accettazione della morte come momento topico dell’esistenza stessa, risultato: privazione di prospettive, vuotezza, insoddisfazione ed uno stato di infelicità, da soffocare quasi sempre nello stordimento disperato o in momenti di convulsivo consumismo, i cui effetti positivi si polverizzano nel momento stesso in cui si realizzano.
L’arte contemporanea è specchio di questa realtà, quasi sempre bloccata nei temi di questo tormentato presente, cassa di risonanza di terrorismo mediatico, amplificatore di paure, passioni distruttive e disarmonie, (in tutti gli ambiti, sociale, politico e ambientale). Una dimensione di contrapposizione evidente rispetto ai canoni classici, 'un’insanabile separazione tra arte e bellezza'.
L’espressione estetica diventa la risultante dell’interiorità e dei tormenti dell’animo umano, riflessi di un’epoca, specchio di sentimenti e riflessioni in ambito culturale, morale, sociale ed etico. Perchè invece non riconsiderare, così come affermava Helena Blavatsky, 'la bellezza come antidoto al male del mondo', quel maligno, che mettendosi di traverso diviene principale ostacolo alla creazione del mondo come avrebbe dovuto essere, un tema di riflessione di estremo interesse soprattutto in questo momento storico.
'La bellezza non è altro che una promessa di felicità', (Stendhal), l’arte potrebbe quindi tornare ad essere rappresentazione del bello, espressione di una dimensione che travalica il quotidiano e si apre a nuove visioni del sè e del mondo. 'Bellezza energia generativa', linguaggio universale, di fronte a qualcosa di bello il cervello attiva meccanismi di riconoscimento, così come hanno dimostrato recenti scoperte scientifiche in ambito neuroestetico.
Una delle critiche rivolte alla bellezza in alcuni ambienti artistici sostiene che questa potrebbe essere un diversivo, che potrebbe distogliere l’uomo dai suoi impegni per la comunità, impedendo di fatto un possibile evolversi dei sistemi sociali. Helaine Scarry insegnante di estetica ad Harvard sostiene che 'l’abitudine alla contemplazione della bellezza ci induce ad un atteggiamento socialmente piú aperto, piú equo e ed una maggiore simmetria tra il sè e gli altri', collegando argomentazioni di carattere cognitivo percettivo ed etico.
Altri punti di vista contrari, sostengono che non ci si debba fidare della bellezza in riferimento alle utopie, da Platone a Marx: 'molteplici promesse di felicità non mantenute dalla storia', piú il fine è allettante, nobile, bello, piú si sarà spinti a pensare che qualsiasi mezzo sia adeguato a raggiungerlo.
Eventi drammatici consegnateci dalla storia sembrerebbero poter confutare questa tesi, ma è evidente che una cattiva esecuzione di un’opera, non è certo prova di una cattiva idea che l’ha ispirata. Come considerare poi il rapporto Bellezza-Felicità, l’espressione dell’avere oppure dell’essere, come far convivere il proprio sentire ed un immaginario collettivo plasmato da martellanti esposizioni mediatiche ed ancora come assecondare la volontà di crescita personale, se questa sembra scontrarsi con modelli culturali dominanti? (Egregore così potenti da annullare completamente le possibilità di scelta personali).
'Soltanto un uomo felice può cambiare l’economia' (European School of economics), se davvero si può intervenire sull’economia, sarà piú facile farlo iniziando da tutti gli altri ambiti dell’esistenza, (sociale, politico ecc.). C’è infatti una strettissima correlazione tra ormoni, (messaggeri chimici che circolano nel sangue) umore, pensieri ed opinioni. La serotonina, ad esempio (ormone del buon umore), stimola la sintesi della melatonina, risultato: un buon riposo ed uno stato di benessere e gioia. L’ossitocina invece che è (l’ ormone della tenerezza), è collegato al controllo dell’ansia, allenta quindi la stretta di tensioni e preoccupazioni, aumentando così empatia e fiducia nel prossimo. La dopamina invece (ormone del piacere), si mette in circolo durante lo svolgersi di attività creative e gratificanti, durante il percorso per arrivare agli obbiettivi prefissati.
In considerazione di quanto sostenuto è dunque lecito considerare ormai obsoleto l’accostamento reddito-felicità, non soltanto perchè le neuroscienze hanno ampliamente dimostrato quanto sia potente l’effetto assuefazione, ma soprattutto perchè la confort-zone che si genera induce passività consumistica, rinunciando di fatto ad un ruolo attivo nella ricerca della propria felicità ed al confronto con il contesto sociale e le condizioni culturali-istituzionali, (passaggio indispensabile per non lasciarsi da queste narcotizzare).
Le neuroscienze hanno dimostrato ancora che lasciare spazio ai pensieri ed attività immaginative (prerogativa delle attività artistiche) favorisce ricchezza creativa, maggiore flessibilità cognitiva e una grande capacità di problem solving. Se consideriamo poi che nelle attuali organizzazioni produttive le funzioni manuali che da sempre erano indiscussa prerogativa dell’uomo, vengono già svolte da macchinari robotizzati ( trend in forte crescita) e che super computer governati da intelligenza artificiale stanno già sostituendo l’attività umana anche nei lavori intellettuali. Non è difficile immaginare che alle nuove generazioni che vorranno introdursi nel mondo del lavoro non resterà altra possibilità che non sia esercitarsi a produrre buone idee, lasciando che le proprie doti immaginative emergano: esercizi di tipo abdutivo, deduttivo, induttivo o con ragionamenti per assurdo, allo scopo di rendere concrete soltanto le idee piú interessanti.
La capacità di connessione tra default mode network ed executive control network è il vero valore aggiunto di un’artista, così come dimostrato dalle piú recenti scoperte neuroscientifiche, (utilizzando l’analisi di mappature celebrali con tecniche di neuroimmaging e scansioni celebrali realizzate con le apparecchiature di risonanza).
In definitiva l’attività artistico-creativa altro non è che il rapporto tra visione-percezione, memoria-conoscenza, cultura-logica, interconnessioni tra il piano fisico e quelli astrali, forme pensiero in un continuo processo di osmosi energetica.

ARTE, FORME PENSIERO, CAMPI MORFOGENETICI

Nella quotidianità la maggior parte delle forme pensiero nascono e muoiono in un breve tempo, causa la loro vaghezza e inconsistenza. Ma se un pensiero è intenso e coinvolge tutto il corpo a livello sensoriale ed emozionale, acquista consistenza, vibrazione irradiante, colore e forma. La condivisione tra gruppi di artisti animati da intenzioni e scopi comuni, amplificano tali energie-pensiero in maniera esponenziale generando vere e proprie egregore, ovvero quel campo morfogenetico, che per effetto di risonanza, arriva a contagiare inconsciamente intere comunità, divenendo di fatto un patrimonio condiviso.
Il biologo Rupert Sheldrake, nelle teorie sul campo morfogenetico spiega come i campi morfici riguardano sia la materia che la percezione, sia il mentale che il comportamento, una memoria cumulativa così potente da produrre autonomamente pensieri e comportamenti.
In campo psicoanalitico sullo stesso filone di pensiero, Carl Gustav Jung ipotizza un inconscio universale di archetipi (forme e simboli, condivisi da tutti i popoli e da tutte le culture) ovvero 'inconscio collettivo'.Condivisa quindi, una 'forma pensiero' sarà sempre piú potente, tanto da poter condizionare intere comunità, popoli, o addirittura l’intera umanità. 'Mens agitat molem' la mente muove la materia, così come nell’Eneide di Virgilio, 'arte energia generativa', spazi dove rappresentare bellezza, fratellanza e condivisione, creano 'forme pensiero' che condivise con una forte volontà di intenti, possano trasmutare le sensazioni frustranti di sofferenza e disagio che caratterizzano la nostra epoca, in emozioni positive di gioia e felicità.
Come dimostrato anche da eminenti scienziati russi, le emozioni umane sono così potenti da interferire anche con i campi elettromagnetici della terra, ed hanno addirittura un influsso diretto sull’attività del sole.
Arte sempre e ovunque, da diffondere non solo per le motivazioni prima descritte, ma anche come antidoto, ostacolo allo strapotere di cariche energetiche oppositive, oggi così potenti: paura e odio riescono perfino ad influenzare lo stato di benessere del pianeta stesso, intervenendo sui modelli climatici, ancor piú dell’inquinamento da residui industriali ed antropici.
'Arte, a qualsiasi età ed in tutti i luoghi dove sarà possibile', per immettere nei processi intellettuali nuove idee, metafore e repertori simbolici. Arte linguaggio veicolare per eccellenza e risorsa ludico formativa. Educare all’arte a qualsiasi età ed attingere alle enormi risorse interne a noi se stessi, costruendo di fatto una consapevolezza esperienziale in grado di promuovere l’espansione della propria coscienza ed una profonda evocazione emozionale, indispensabile per sviluppare nuove competenze affettivo-relazionali, cognitive e psicomotorie.
Per gli antichi 'Veda' ognuno è definito dai propri desideri piú profondi, (il desiderio genera pensieri, i pensieri a loro volta mettono in moto parole e azioni, le azioni infine conducono verso la soddisfazione del desiderio stesso), un percorso senza sentieri, che conduce ad un livello piú profondo di consapevolezza ed al raggiungimento degli obbiettivi definiti.
'Siamo ciò che desideriamo sperimentare', offriamo al mondo ciò che siamo disposti a provare, ricevere e accogliere di noi stessi, attraverso l’ascolto e la visione possiamo costruire 'una qualche forma di arte del vivere,' perchè quasi mai quello che si desidera coincide con ciò di cui si ha veramente bisogno, per questo motivo c’è bisogno che l’incontro con l’arte, così come suggeriva John Dewey, sia soprattutto esperienziale, nella ricerca di una propria armonia, raggiungibile governando la volontà e quindi la propria esistenza, essendo presenti, lucidi e focalizzati, coerenti con se stessi e le proprie possibilità.
Se ci si affida alla guida del sè superiore svanisce qualsiasi conflitto tra materia e consapevolezza, si creano quindi le condizioni per vivere con pienezza la propria natura e le dimensioni dell’esistenza tutta, utilizzando il proprio potenziale in equilibrio, liberi da condizionamenti culturali e sociali.
Questo è in definitiva il ruolo attivo che spetta di diritto alle arti: animare le scienze e le tecnologie, oltre che i temi e le riflessioni culturali e filosofiche. Kant nella 'critica della ragion pura' rappresenta pensiero e mondo come i due volti della stessa medaglia, attivando una nuova stagione filosofica che passando da Schopenhauer a Gentile, perviene ai filosofi postmoderni come Julia Kristeva, Deleuze, ed altri ancora.
In tali riflessioni si è fortemente associato il pensiero alla costruzione ed alla creazione, penso dunque creo, il pensiero modella in forme concrete l’etere cosmico, generando materia fisica. Il filosofo delle scienze e teorico dei sistemi Ervin Laszlo, candidato al nobel descrive, così come aveva già intuito anche Tesla, il campo come un mare sottile di onde di energia da cui nascono tutte le cose, persino la coscienza, un campo di interconnessione cosmica definito 'la memoria dell’universo, il campo akashico.'
Recenti scoperte nell’ambito della fisica quantistica, della biologia e della cosmologia, trovano equivalenze scientifiche alle affermazioni di Laszlo: il fisico Giuliano Preparata e la sua equipe hanno scoperto che esiste un campo elettromagnetico invisibile in cui siamo tutti immersi che veicola informazioni sotto forma di frequenze e che queste sono percepibili anche dal cervello.
Lo scienziato giapponese Masaru Emoto, studiando l’acqua, l’elemento piú diffuso in natura e nel corpo umano, dimostrò come attraverso questo veicolo viene trasmessa l’energia della forza vitale (pensieri, parole, simboli, vibrazione e frequenza), l’acqua può registrare queste informazioni che andranno poi a influenzare sia l’ambiente che l’acqua stessa, facendo assumere alle molecole forme coerenti con l’informazione che trasportano.
Allo stesso modo la fisica quantistica che studia la materia a livello subatomico è arrivata a dimostrare come l’osservatore condizioni la realtà e definisca in maniera concreta il rapporto tra questa e la coscienza. Il comportamento modifica l’atteggiamento: un movimento imitativo che si concretizza nel cervello, (grazie ai neuroni specchio), ed è determinato dalla memoria che si modella incarnando emozioni.
Se non si accendono le emozioni non si innescherà una intensa relazione, i neuroni quindi si disattiveranno ed inevitabilmente si arriverà alla loro morte. Quindi giocare con l’arte per toccare le corde piú profonde dell’io, specchiandosi nel dialogo con sè stessi, esplorando la mente per dividerla, così come accade nelle esperienze della vita: specchiandoci all’interno di una relazione, o vivendo contestualmente da attore e da osservatore.
'Arte: condivisione, cooperazione, confronto', uniti nella volontà di partecipare alla 'modellazione di quel nuovo' di cui l’umanità ha così tanto bisogno, un nuovo che inizia formando sè stessi alla consapevolezza delle proprie qualità , accrescendo la coscienza nel coraggio e nel desiderio di mettersi sempre in gioco.

Maurizio Rosettani
fondatore di ART IN SPACE
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